“Il complotto e la tirannia sono sempre andati a braccetto. Il motivo è semplice: in quasi tutte le epoche storiche il sovrano regnava esclusivamente per se stesso (…) gli stessi nobili del proprio entourage, quando non addirittura i propri familiari gli contendevano la linea dinastica”
Gilles Lecuppre
“Seduto sulla cattedra della dottrina pervertita, il Fariseo, unto dai suoi compagni con l’olio della malignità, lui, il pontefice romano del nostro tempo, ha la pretesa di togliere ogni significato all’ordine decretato dal cielo, credendo forse d’essere in accordo con le cose che vengono dall’alto (…) .
Egli medita di oscurare lo splendore della nostra maestà, travisando la verità (…) Non ha forse scritto, questo papa, che è tale solo di nome, che noi eravamo la bestia uscita dal mare, piena di nomi di blasfemia, dal corpo screziato come quello del leopardo?
Ma noi invece sosteniamo che è proprio lui quella belva”.
Federico II[1]

L’accusa di essere in combutta con Satana è ricaduta, nei secoli, su moltissimi nemici e critici della Chiesa. L’arma per diffondere questa credenza è sempre stata il confezionamento di fake news. Alcuni personaggi, particolarmente importanti, sono stati addirittura accusati di essere l’Anticristo e, uno di questi è il celeberrimo Federico II di Svevia.
La corte dello Stupor Mundi fu più di un centro di potere: cuore di un profondo rinnovamento culturale, fu l’humus dal quale si generò la letteratura italiana e un importantissimo polo attrattivo per studiosi, artisti e dotti cristiani e islamici. Federico era nato in una posizione privilegiatissima e scomodissima dalla potente Costanza d’Altavilla e dall’imperatore Enrico VI di Hohenstaufen: il “Barbarossa” era suo nonno. Quando sua madre era morta, nell’autunno del 1198, Federico era stato affidato, per essere cresciuto, educato e protetto, allo stesso Papa – che, allora, era Innocenzo III.
Dopo alterne vicende, per una serie di complesse e intricate ragioni di politica internazionale, nel dicembre del 1212, Federico che aveva promesso al Papa di tenere separato il Potere Imperiale dalla corona di Sicilia, era stato incoronato Imperatore. I problemi più consistenti per Federico iniziarono dopo la morte di Innocenzo e l’ascesa al potere di papa Onorio III, nel 1216: sarà proprio Onorio a incoronare (ufficialmente) Imperatore Federico nel 1220 in San Pietro, a Roma ma, al contempo, a incalzarlo con la richiesta di organizzare una grande Crociata. Federico non aveva alcuna intenzione d’impegnarsi veramente in una simile impresa, assorbito com’era dalla sistemazione del Regno di Sicilia e dal tentativo di unirlo all’Impero estendendo così il potere imperiale alla penisola.
La sua politica di deciso accentramento del potere, l’ingerenza nell’elezione dei Vescovi, la volontà di venir meno alle sue precedenti promesse e creare un’asse compatta con l’Impero gl’ inimicarono definitivamente il potere papale. In un’epoca che, di fatto, era segnata dalle profonde rivalità fra questi due “soli” universali (il Papa e l’Imperatore), tale ostilità si era risolta in una minaccia di Scomunica.

Non si trattava di una cosa da poco, specialmente a quel tempo: la Scomunica affonda le sue radici nel Vangelo[3] e si configura come l’esclusione dalla Comunione con Cristo e la conseguente esclusione dalla comunità dei fedeli. Questo “marchio” gravissimo, quando lanciato su chi deteneva un potere, implicava un’implicita autorizzazione alla disobbedienza; per questo si trattava di una risorsa piuttosto efficace. Ad esempio, nel corso del conflitto contro Gregorio VII, l’Imperatore Enrico IV, minacciato di Scomunica, era stato costretto a fronteggiare una violenta insurrezione e quindi a chiedere il perdono al Papa rimanendo in ginocchio per tre giorni e tre notti presso il Castello della mediatrice, la potentissima Contessa Matilde di Canossa. Da qui, il detto “Fare Canossa” per indicare l’atto di scusarsi con estrema umiltà.
Dunque, per evitare una simile congiuntura, Federico si era impegnato in una Crociata.[4] Tanto per il modo di condurre la guerra contro i Musulmani (per via eminentemente diplomatica), che per il realizzarsi di altre vicende legate alla gestione delicatissima di questi giochi di potere, il problema della Scomunica non era rientrato, anzi: per confermarla, il nuovo Papa Innocenzo IV (eletto nel 1243) aveva deciso di indire un Concilio – il celeberrimo Concilio di Lione.
Perché Lione? Perché la Francia? Un anno prima della apertura ufficiale, nel 1244, c’era stato un estremo tentativo di riappacificazione: il Papa si era messo in viaggio verso Narni[5] per incontrare Federico che, però, gli aveva teso una trappola. Per sfuggire alle trame, Innocenzo era quindi riuscito a raggiungere prima Genova e quindi Lione. Dunque il concilio si era aperto nel 1245, per discutere non solo della posizione di Federico e del ruolo dell’Imperatore ma di svariati altri temi politici, teologici e sociali come la presenza la lotta in Terrasanta, lo scisma della Chiesa greca e le eresie. Per scaldare ulteriormente il clima, durante il concilio che avrebbe Scomunicato Federico, il Cardinale Rainero da Viterbo si adoperò affinché circolassero una serie di scritti che indicavano Federico come satanista eretico e, addirittura, come Anticristo. L’operazione era naturalmente appoggiata dal Papa, considerato poi che il terreno era già stato ampiamente preparato dal suo predecessore, Gregorio IX, che nel 1239 così si era espresso circa Federico in uno scritto indirizzato a tutta la cristianità: “Sale dal mare una bestia piena di nomi blasfemi, la quale, infierendo con zampe d’orso e con fauci di leone, e nelle altre membra con forma di leopardo, apre la bocca per oltraggiare il nome divino, e non smette di assalire con simili dardi né il tabernacolo di Dio né i santi che abitano nei cieli“.[6]
La descrizione è, naturalmente, quella della “Bestia” contenuta nell’Apocalisse: “Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone (…) e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo(…)Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli (…) L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato”.[7]
Le parole di Gregorio IX e le successive operazioni anti-imperiali di Innocenzo IV e dei suoi Cardinali ebbero un effetto notevole: Federico II è, di fatto, il primo Anticristo della storia e diverse sono le testimonianze del nemico di Dio con le sembianze dell’Imperatore. Infatti, Innocenzo IV, aveva addirittura sostenuto che Federico aveva affermato che Gesù era un impostore per poi auto-dichiararsi preambulus Antichristi.
Del resto, Federico era un caso strano: sua madre era molto vecchia[8]quando l’aveva partorito (pubblicamente, per confermare le voci che negavano la sua gravidanza) e lui stesso aveva definito “Betlemme” il luogo in cui era venuto al mondo. [9]L’accusa della Chiesa, poi, non cadeva certo dal nulla: che l’Anticristo potesse arrivare, proprio intorno agli anni di Federico, qualcuno lo pensava. Poco prima, infatti, il teologo Gioacchino da Fiore aveva proposto un calcolo sulla base del quale l’avvento dell’età dell’anticristo coincideva con la nascita di Federico II.

Gioacchino, che si considerava un ispirato interprete della concordia fra le Scritture, aveva elaborato un modello ternario del tempo umano, modellato sulla Trinità di Dio.Come c’era stato il tempo del Padre e quindi del Figlio, ci sarebbe stata l’Età dello Spirito Santo. Ora, proprio nel passaggio fra seconda e la terza era, all’ingresso dello Spirito Santo, per Gioacchino si sarebbe manifestato l’Anticristo e considerata la data di nascita di Gioacchino egli si era convinto che anzi l’Anticristo doveva essere già nato.
Come riconoscerlo? Sarebbe stato un uomo potente e carismatico. E non più ebreo, ma cristiano. A illustrare il pensiero di Gioacchimo c’è anche uno splendido codice miniato, il Liber Figurarum, che presentava una rappresentazione del drago dell’Apocalise, le cui teste erano identificate con i grandi persecutori della fede. Erode; Nerone; Costanzo; Maometto; il sultano _Abd al-Mu’min e Saladino. Fra tutte, la settima indicava un grande persecutore futuro, che poi sarebbe stato identificato proprio con Federico. In un’ altra opera, attribuita a Gioacchino da Fiore, le Praemissiones, la quinta testa è riferita a quello che è stato identificato con Enrico II e la settima appunto con Federico.
| Padre | Figlio | Anticristo | Spirito Santo |
| Antico testamento | Vangelo | Apocalisse | |
| Da Adamo ed Eva all’VIII secolo a.C. | Fino al 1260 | Passaggio dal Figlio allo Spirito Santo | Dal 1260. Rinnovamento spirituale. |
Per altro, molti erano i testi falsamente attribuiti alla cerchia di Gioacchino da Fiore che potevano facilmente essere impiegati a scopo denigratorio nei confronti dell’istituzione imperiale. Nel Super Esaiam, è evidente la volontà di mettere in guardia le generazioni da tutta la dinastia sveva. Nel De honeribus prophetarum, si tratta addirittura dell’arrivo del “terzo Federico” che avrebbe portato a termine l’opera satanica, perversa e malvagia di Federico II. Fra’ Salimbene da Parma, che pure scrive molto tempo dopo la morte di Federico, ma che lo aveva conosciuto e persino amato, nel suo ritratto dello Svevo ricalca comunque la propaganda ecclesiastica definendolo come un non amante di Dio e della sua stessa anima; un uomo di valore, morto dannato per aver voluto distruggere la Chiesa, un uomo che sarebbe stato grande se non fosse stato, appunto, l’Anticristo.
Federico, poi, si dedicava a mostruosi esperimenti. Era certamente vero che egli era tanto un generoso mecenate quanto un poliedrico pensatore, animato da curiosità e amore per l’indagine empirica, ma può tale dedizione alla conoscenza aver spinto veramente lo Stupor Mundi a fare ciò che di lui dice Fra’ Salimbene?
Liber Figurarum
“La seconda sua stranezza fu di voler scoprire che lingua e quale idioma avessero i bambini nel crescere, se non parlavano con nessuno. E perciò diede ordine alle balie e alle nutrici di dare sì il latte agli infanti e lasciar succhiare loro le mammelle e far loro il bagno e tenerli netti e puliti: ma che non li vezzeggiassero in nessun modo e stessero sempre mute e silenziose (…) Tuttavia si affaticava invano: gli infanti morivano tutti”. [10]

E ancora, Federico avrebbe chiuso un uomo in una botte per appurare se alla morte la sua anima sarebbe volata via dal corpo.[11] Salimbene era un Francescano ed effettivamente i Frati Minori furono campioni nel diffondere in tutta Europa l’immagine malvagia di Federico II, in cui si era realizzata l’immagine ipotizzata – anzi, profetizzata – da Gioacchino da Fiore.
Rainero da Viterbo – che abbiam detto contribuì a far circolare diversi scritti propagandistici anti imperiali – era legato agli ambienti monastici ispirati da queste dottrine. Dunque, da un lato, la profonda influenza esercitata al tempo dalle teorie di Gioacchino e, dall’altro, la necessità di distruggere la reputazione di Federico furono le due motivazioni alla base dell’accusa terribile rivolta allo Svevo. Accusa che sarà assai duratura, anche perché Federico fu tanto amato quanto odiato: eretico e Salvatore, tanto Anticristo quanto strumento Divino.

Lo stesso imperatore, che come abbiamo accennato aveva battezzato la sua città natale una Betlemme, si difendeva da queste accuse, non solo smentendole, ma presentandosi come “garante dell’ ordine stabilito da Dio e il principe della pace (…) poi evidenziò i veri scopi politici del pontefice chiamandolo Fariseo (…) inoltre, denunciò l’avidità di denaro del papato e la sua sete di potere; e infine, ricorrendo alla stessa profezia di Giovanni, accusò il papa di essere lui la vera bestia apocalittica (…)”.[12]
Del resto, “l’allestimento di testi profetici rappresentò un motivo fondamentale di propaganda nel conflitto che oppose Federico II al papato. Nel culto imperiale promosso dall’imperatore e dalle cerchie a lui devote non è facile distinguere tra profetismo e messianismo. La commistione dei due piani è evidente nel rilievo del pulpito della cattedrale di Bitonto: Federico vi si trova inserito lungo una discendenza che, procedendo dal Barbarossa attraverso Enrico VI, produce l’ultimo suo virgulto nel figlio Corrado. L’albero genealogico riprende il motivo veterotestamentario dell’albero di Jesse, originariamente riferito dal profeta Isaia alla stirpe davidica del Messia”.[13]
[1] Redatta da Pier della Vigna nel luglio 1239
[3] “Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla Terra, saranno legate nel Cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla Terra, saranno sciolte nel Cielo” Matteo.18.18. “Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi” 1 Corinzii.5,13 Il termine non è comunque attestato prima del IV secolo.
[4] La Sesta Crociata. Nel 1228, Federico partì per l’Oriente: qui riuscì a riportare una serie di successi diplomatici attraverso una serie di trattati stipulati col nipote del celeberrimo Saladino.
[5] In Umbria.
[6] Reg. Vat. 19, cc. 156v-159v, nr. 256
[7] Apocalisse. XIII.1-8
[8] In realtà, aveva solo quarant’anni ma al tempo era tanto.
[9] Appello dell’agosto del 1239
[10] Salimbene De Adam, Cronaca, in: G.Tonna (trad); 2006, pp. 166-167.
[11] Cronaca, p. 169
[12] H. Houben , Anticristo o novello Messia? Il mito di Federico in: http://www.rmoa.unina.it/740/1/RM-Houben-Federico.pdf
[13] G. L. Potestà in Federiciana; 2005, s.v. “profetismo”.

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